In questo tipo di allevamento gli animali non possono comportarsi in modo naturale: i vitelli, ad esempio, vengono allontanati dalle madri a pochi giorni dalla nascita, per essere cresciuti in postazioni individuali recintate in legno, separati dagli altri animali
Vengono nutriti con budini semiliquidi a base di latte artificiale, carenti di ferro (che dona alla carne il suo colore tipico rosa-rosso) al fine di ottenere una carne più tenera e bianca, che sembra essere molto apprezzata dai consumatori.
L’alimentazione tipica dei bovini, invece, è a base di cereali, utilizzati perché fanno aumentare velocemente il peso dell’animale.
Con una dieta a base di mais, granturco e soia, oggi un vitello aumenta di 15 volte il suo peso in soli 14 mesi; questo è un risultato sorprendente se si pensa che nei primi decenni del 900 un manzo si macellava a quattro-cinque anni e negli anni ’50 a due-tre anni.
Per portare un manzo al giusto peso a cui viene macellato dopo 14 mesi di vita, è necessaria una quantità spaventosa di mais, integrato con supplementi di proteine e grassi, nonché, in molti casi, quantità impressionanti di farmaci.
Per accelerare ulteriormente il processo di crescita, in alcuni paesi non europei (tra cui l’America), i mangimi vengono arricchiti con farine animali ad alto contenuto proteico derivate da altri animali.
L’Unione Europea ha proibito l’utilizzo delle farine animali nei mangimi (fatta eccezione per quelle a base di pesce), poiché è stata riscontrata l’elevata probabilità che si verifichino tra i capi di bestiame epidemie di malattie trasmissibili anche all’uomo (nel momento in cui ne consuma le carni).
Modificando l’alimentazione degli animali, l’uomo ha violato la logica secondo cui si è evoluto il loro apparato digerente.
I problemi che affliggono oggi il bestiame, infatti, si possono far risalire in gran parte alla dieta.