Antibiotici nelle carni, l’ennesimo problema!

Date le condizioni in cui gli animali sono costretti a vivere negli allevamenti intensivi, l’unica cosa che li tiene in salute è l’utilizzo degli antibiotici (ad esempio, in America, l’80% degli antibiotici venduti finisce nei mangimi).

Antibiotico animali

Dagli anni ’50 gli agricoltori cominciarono a somministrare al bestiame gli antibiotici promotori della crescita (AGP), per far sì che gli animali ingrassassero più rapidamente, e antibiotici curativi per quegli esemplari che non erano in salute. Tuttavia, un uso eccessivo di questi farmaci sta portando direttamente all’evoluzione di “superbatteri” resistenti ai farmaci, che possono essere trasmessi agli esseri umani.

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L’Unione Europea, valutando i rischi che possono derivare dal loro impiego, ha vietato l’uso non terapeutico degli antibiotici e anche alcune aziende Statunitensi hanno smesso di adoperarli.

La mancanza di umanità negli Allevamenti Intensivi

In questo tipo di allevamento gli animali non possono comportarsi in modo naturale: i vitelli, ad esempio, vengono allontanati dalle madri a pochi giorni dalla nascita, per essere cresciuti in postazioni individuali recintate in legno, separati dagli altri animali

Vengono nutriti con budini semiliquidi a base di latte artificiale, carenti di ferro (che dona alla carne il suo colore tipico rosa-rosso) al fine di ottenere una carne più tenera e bianca, che sembra essere molto apprezzata dai consumatori.

L’alimentazione tipica dei bovini, invece, è a base di cereali, utilizzati perché fanno aumentare velocemente il peso dell’animale.

Con una dieta a base di mais, granturco e soia, oggi un vitello aumenta di 15 volte il suo peso in soli 14 mesi; questo è un risultato sorprendente se si pensa che nei primi decenni del 900 un manzo si macellava a quattro-cinque anni e negli anni ’50 a due-tre anni.

Per portare un manzo al giusto peso a cui viene macellato dopo 14 mesi di vita, è necessaria una quantità spaventosa di mais, integrato con supplementi di proteine e grassi, nonché, in molti casi, quantità impressionanti di farmaci.

Per accelerare ulteriormente il processo di crescita, in alcuni paesi non europei (tra cui l’America), i mangimi vengono arricchiti con farine animali ad alto contenuto proteico derivate da altri animali.

L’Unione Europea ha proibito l’utilizzo delle farine animali nei mangimi (fatta eccezione per quelle a base di pesce), poiché è stata riscontrata l’elevata probabilità che si verifichino tra i capi di bestiame epidemie di malattie trasmissibili anche all’uomo (nel momento in cui ne consuma le carni).

Modificando l’alimentazione degli animali, l’uomo ha violato la logica secondo cui si è evoluto il loro apparato digerente.

I problemi che affliggono oggi il bestiame, infatti, si possono far risalire in gran parte alla dieta.

 

Come funzionano gli Allevamenti Intensivi?

Nell’allevamento intensivo, gli animali vengono cresciuti in ambienti confinati e la densità dei capi di bestiame è piuttosto elevata.

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Questi luoghi sono così diversi dalle fattorie da essere stati battezzati con una nuova sigla: CAFO (Confined Animal Feeding Operation = Centri di Alimentazione Animale in Condizioni di Confinamento).

L’allevamento intensivo sta prendendo sempre più piede, poiché consente di diminuire i costi di produzione e di aumentare la quantità di carne prodotta: in pratica aumenta la produzione diminuendo prezzi e tempi!

Questo consente di vendere la carne, che è sempre stato un bene che in pochi potevano concedersi il lusso di mangiare, a prezzi più bassi.

Tuttavia, il costo della carne è basso solo per il consumatore, ma non lo è per l’ambiente, a causa delle sostanze inquinanti prodotte, né tanto meno per gli animali, dei quali spesso non viene rispettato il benessere.

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Con questo sistema vengono allevati per lo più suini e bovini, sia da carne che da latte.