I Cambiamenti del settore Zootecnico

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La crescente domanda di alimenti di origine animale ha determinato l’esigenza di rendere i sistemi di allevamento molto efficienti, in grado, cioè, di produrre molto in poco tempo e in uno spazio ristretto.

Si registra, infatti, una crescente tendenza a trasformare gli allevamenti “a pascolo” in allevamenti intensivi, industrializzando sempre più la produzione di bestiame.

In questo processo ha giocato un ruolo decisivo anche la scarsa disponibilità di suoli, che ha generato la necessità di sviluppare sistemi zootecnici che richiedessero superfici inferiori a parità di produzione animale. Ecco perché il numero di allevamenti industriali “senza terra” è in continuo aumento.

In questo contesto di rapida crescita della produzione animale, gli impatti ambientali si amplificano, poiché l’aumento di input all’interno del sistema zootecnico genera un parallelo aumento dei rifiuti, di emissioni inquinanti atmosferiche e di sfruttamento delle risorse, generando fonti d’inquinamento ad elevata intensità.

 

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Animali depressi e alienati!

I maialini sono allontanati dalla madre a dieci giorni dalla nascita (in natura lo svezzamento avviene a tredici settimane), perché ingrassano meglio con un’alimentazione composta da un pastone giornaliero arricchito di medicine piuttosto che con il latte di scrofa.

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Questo distacco prematuro frustra il loro desiderio innato di succhiare e mordicchiare e cercano, quindi, di soddisfare questa voglia nelle gabbie con la coda di chi sta davanti a loro; un maiale sano si ribbellerebbe a questo morso ma gli esemplari depressi degli allevamenti intensivi-industriali no.

 

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In psicologia questo fenomeno è definito “ impotenza appresa” e colpisce gli animali che vivono in grandi capannoni con migliaia di esemplari come loro, passando tutta la vita senza mai vedere la terra o il sole, stretti dentro gabbie chiuse sui quattro lati e sospese su una fossa settica. Per risolvere il pericolo di possibili infezioni dovute all’infiammazione della coda, il Ministero dell’Agricoltura raccomanda, per i suini allevati con questo metodo, la mozzatura delle code come soluzione al “vizio” di mordersele. Con l’aiuto di un paio di pinze e senza anestetico, si strappa via gran parte del codino, lasciandone un pezzetto attaccato. Questo perché lo scopo dell’operazione non è eliminare del tutto l’organo, ma renderlo ipersensibile, cosicché dopo questo trattamento il morso di un altro individuo sarà talmente doloroso da provocareanche la reazione del maiale più depresso.

Un altro esempio del maltrattamento sugli animali da parte di queste tipologie di allevamento è la condizione in cui vive la maggior parte delle galline ovaiole allevate nel mondo (l’80% in Italia). Questa specie vive in gabbie di batteria, che lasciano loro pochissimo spazio per muoversi, incolonnate in file che arrivano anche a sei piani, in cui i residui di mangimi e gli escrementi cadono sui piani inferiori e sugli animali in essi imprigionati.

Le galline che vivono in queste condizioni soffrono sia di danni psicologici (la reclusione le rende aggressive, spesso addirittura cannibali, al punto che è necessario tagliare loro il becco), sia di danni fisici, dall’osteoporosi alla frattura delle ossa, dalla deformazione degli arti alla crescita sproporzionata delle unghie, tanto che gli animali riescono a girarsi lungo le gabbie di ferro.

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Un allevamento senza terra

L’allevamento industriale, è un sistema zootecnico “senza terra”, poiché gli animali possono essere allevati in modo completamente indipendente dal contesto geografico e climatico in cui si trova.

L’allevamento industriale è un tipo di allevamento intensivo, utilizzato principalmente per la produzione di carne e di uova, che consente di produrre molto in poco tempo: con il sistema “senza terra” vengono allevati principalmente maiali, polli e galline ovaiole.

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Questi animali vengono cresciuti all’interno di grossi capannoni illuminati e areati in modo del tutto artificiale e nutriti con alimenti importati da altri luoghi.

Nella maggior parte dei casi, la loro possibilità di movimento è impedita dalle gabbie metalliche in cui vengono costretti a stare.

 

 

Antibiotici nelle carni, l’ennesimo problema!

Date le condizioni in cui gli animali sono costretti a vivere negli allevamenti intensivi, l’unica cosa che li tiene in salute è l’utilizzo degli antibiotici (ad esempio, in America, l’80% degli antibiotici venduti finisce nei mangimi).

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Dagli anni ’50 gli agricoltori cominciarono a somministrare al bestiame gli antibiotici promotori della crescita (AGP), per far sì che gli animali ingrassassero più rapidamente, e antibiotici curativi per quegli esemplari che non erano in salute. Tuttavia, un uso eccessivo di questi farmaci sta portando direttamente all’evoluzione di “superbatteri” resistenti ai farmaci, che possono essere trasmessi agli esseri umani.

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L’Unione Europea, valutando i rischi che possono derivare dal loro impiego, ha vietato l’uso non terapeutico degli antibiotici e anche alcune aziende Statunitensi hanno smesso di adoperarli.

La mancanza di umanità negli Allevamenti Intensivi

In questo tipo di allevamento gli animali non possono comportarsi in modo naturale: i vitelli, ad esempio, vengono allontanati dalle madri a pochi giorni dalla nascita, per essere cresciuti in postazioni individuali recintate in legno, separati dagli altri animali

Vengono nutriti con budini semiliquidi a base di latte artificiale, carenti di ferro (che dona alla carne il suo colore tipico rosa-rosso) al fine di ottenere una carne più tenera e bianca, che sembra essere molto apprezzata dai consumatori.

L’alimentazione tipica dei bovini, invece, è a base di cereali, utilizzati perché fanno aumentare velocemente il peso dell’animale.

Con una dieta a base di mais, granturco e soia, oggi un vitello aumenta di 15 volte il suo peso in soli 14 mesi; questo è un risultato sorprendente se si pensa che nei primi decenni del 900 un manzo si macellava a quattro-cinque anni e negli anni ’50 a due-tre anni.

Per portare un manzo al giusto peso a cui viene macellato dopo 14 mesi di vita, è necessaria una quantità spaventosa di mais, integrato con supplementi di proteine e grassi, nonché, in molti casi, quantità impressionanti di farmaci.

Per accelerare ulteriormente il processo di crescita, in alcuni paesi non europei (tra cui l’America), i mangimi vengono arricchiti con farine animali ad alto contenuto proteico derivate da altri animali.

L’Unione Europea ha proibito l’utilizzo delle farine animali nei mangimi (fatta eccezione per quelle a base di pesce), poiché è stata riscontrata l’elevata probabilità che si verifichino tra i capi di bestiame epidemie di malattie trasmissibili anche all’uomo (nel momento in cui ne consuma le carni).

Modificando l’alimentazione degli animali, l’uomo ha violato la logica secondo cui si è evoluto il loro apparato digerente.

I problemi che affliggono oggi il bestiame, infatti, si possono far risalire in gran parte alla dieta.

 

Come funzionano gli Allevamenti Intensivi?

Nell’allevamento intensivo, gli animali vengono cresciuti in ambienti confinati e la densità dei capi di bestiame è piuttosto elevata.

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Questi luoghi sono così diversi dalle fattorie da essere stati battezzati con una nuova sigla: CAFO (Confined Animal Feeding Operation = Centri di Alimentazione Animale in Condizioni di Confinamento).

L’allevamento intensivo sta prendendo sempre più piede, poiché consente di diminuire i costi di produzione e di aumentare la quantità di carne prodotta: in pratica aumenta la produzione diminuendo prezzi e tempi!

Questo consente di vendere la carne, che è sempre stato un bene che in pochi potevano concedersi il lusso di mangiare, a prezzi più bassi.

Tuttavia, il costo della carne è basso solo per il consumatore, ma non lo è per l’ambiente, a causa delle sostanze inquinanti prodotte, né tanto meno per gli animali, dei quali spesso non viene rispettato il benessere.

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Con questo sistema vengono allevati per lo più suini e bovini, sia da carne che da latte.

Allevamento Estensivo o “a pascolo”

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Nell’allevamento estensivo o “a pascolo”, il bestiame pascola liberamente e si ciba dell’erba che bruca.

Se le temperature sono molto rigide gli animali hanno la possibilità di ripararsi nelle stalle dove vengono nutriti dall’uomo.

Questo è un sistema autosufficiente che necessita di terreni per il pascolo o per produrre il mangime per gli animali, che si tratti di fieno o cereali. La densità di capi di bestiame, è bassa; i reflui zootecnici vengono utilizzati come fertilizzante naturale (concime), il quale è distribuito sui campi dell’azienda agricola, senza bisogno che vengano smaltiti come rifiuti.

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Pur essendo responsabile solo di una piccola parte della produzione globale di bestiame, questo sistema di produzione occupa il 26% della superficie terrestre libera dai ghiacci, poiché la bassa densità di capi per superficie (meno di 10 capi per ettaro) richiede ampi terreni.

A causa della crescente domanda di carne e latte attualmente registrata, l’allevamento estensivo non può più essere impiegato come fonte primaria di produzione di questi elementi, in quanto non basterebbero tutti i terreni esistenti per soddisfare la richiesta mondiale.

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Allevamenti Moderni

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Nutrire gli animali per nutrire gli uomini è un modo costoso per produrre cibo.

Nel mondo circa un quarto delle terre coltivabili è utilizzata per produrre foraggio, soia e cereali e circa la metà di questi cereali è utilizzata negli allevamenti industriali, per nutrire il bestiame. Questo sistema implica un elevato costo energetico oltre che economico, in modo particolare perché gli stessi terreni potrebbero essere utilizzati per produrre il cibo di cui la popolazione denutrita mondiale ha bisogno.

La popolazione dei paesi sviluppati mangia molta carne, sia perché il suo reddito medio è aumentato e consente di acquistarne anche in grandi quantità, sia perché la carne stessa costa meno: essendo prodotta in modo parzialmente o totalmente industriale, questo alimento è diventato un bene disponibile a molti e non è più un bene di lusso.

Tuttavia, con lo sviluppo di Paesi come Cina, India e Brasile, un numero sempre crescente di persone iniziano a guadagnare a sufficienza da potersi permettere di acquistare carne. Questo significa che, con il passare del tempo e l’aumentare dei consumi, saranno necessari sempre più cereali, di conseguenza più terra e acqua, per incrementare la produzione alimentare.