I maialini sono allontanati dalla madre a dieci giorni dalla nascita (in natura lo svezzamento avviene a tredici settimane), perché ingrassano meglio con un’alimentazione composta da un pastone giornaliero arricchito di medicine piuttosto che con il latte di scrofa.
Questo distacco prematuro frustra il loro desiderio innato di succhiare e mordicchiare e cercano, quindi, di soddisfare questa voglia nelle gabbie con la coda di chi sta davanti a loro; un maiale sano si ribbellerebbe a questo morso ma gli esemplari depressi degli allevamenti intensivi-industriali no.
In psicologia questo fenomeno è definito “ impotenza appresa” e colpisce gli animali che vivono in grandi capannoni con migliaia di esemplari come loro, passando tutta la vita senza mai vedere la terra o il sole, stretti dentro gabbie chiuse sui quattro lati e sospese su una fossa settica. Per risolvere il pericolo di possibili infezioni dovute all’infiammazione della coda, il Ministero dell’Agricoltura raccomanda, per i suini allevati con questo metodo, la mozzatura delle code come soluzione al “vizio” di mordersele. Con l’aiuto di un paio di pinze e senza anestetico, si strappa via gran parte del codino, lasciandone un pezzetto attaccato. Questo perché lo scopo dell’operazione non è eliminare del tutto l’organo, ma renderlo ipersensibile, cosicché dopo questo trattamento il morso di un altro individuo sarà talmente doloroso da provocareanche la reazione del maiale più depresso.
Un altro esempio del maltrattamento sugli animali da parte di queste tipologie di allevamento è la condizione in cui vive la maggior parte delle galline ovaiole allevate nel mondo (l’80% in Italia). Questa specie vive in gabbie di batteria, che lasciano loro pochissimo spazio per muoversi, incolonnate in file che arrivano anche a sei piani, in cui i residui di mangimi e gli escrementi cadono sui piani inferiori e sugli animali in essi imprigionati.
Le galline che vivono in queste condizioni soffrono sia di danni psicologici (la reclusione le rende aggressive, spesso addirittura cannibali, al punto che è necessario tagliare loro il becco), sia di danni fisici, dall’osteoporosi alla frattura delle ossa, dalla deformazione degli arti alla crescita sproporzionata delle unghie, tanto che gli animali riescono a girarsi lungo le gabbie di ferro.